domenica 30 gennaio 2011

Ciao

Cucina
Cazoela Chianti
Cagare
Caffè
Cicchetto Cioccolato
Cicca
Camel
Coperta Cuscino Candele
Carezze Coccole Calde
Cuore
Cupido
Camel
Cielo
Colore Ceruleo
Camel
Confidenze Con Chi Conosco
Con Chi Capisce
Camel
Che Compagnia
Coldplay


Crederci...


...Cenere...

venerdì 28 gennaio 2011

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Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra semplice insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, così distolgono assiduamente la nostra attenzione alla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza.
Sono stati proprio i disagi, le percosse, il freddo, la sete, che ci hanno tenuti a galla sul vuoto di una disperazione senza fondo, durante il viaggio e dopo. Non già la volontà di vivere, nè una cosciente rassegnazione: chè pochi sono gli uomini capaci di questo, e noi non eravamo che un comune campione di umanità.

P. Levi - Se questo è un uomo

martedì 25 gennaio 2011

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Voleva bene ai libri, tutti. Gli piaceva  la forma, l'ingegnoso sistema delle pagine sottili legate lungo la costola, capaci di contenere tanta materia narrata. "La morte è il Messia, ha scritto Isaac Singer. E' proprio questo per me. In mancanza di fede l'aspetto con questa sola ansia: capire i libri. Ognuno capirà quelli che ha amato. Saprò quali avrei dovuto rileggere, quali ho mancato di conoscere. Mi aspetto dalla morte una biblioteca sterminata e anche la buona vista della gioventù".
Gli chiedevo se pensasse di ricevere anche quelli che sarebbero stati scritti dopo di noi. "I libri sono il sempre. Chi li scrive può credere di lasciarli ai contemporanei, ai posteri, ma mentre scrive tutto il passato è dietro le sue spalle a leggere. Se non c'è questo angelo del tempo trascorso, se non c'è il suo artiglio sul collo del poeta, le sue parole sono subito cenere. Se non si scrive per essere letti dagli antenati, non resta impresso niente sulla carta."
[...]
Di giorno parlava di libri. "Conoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti. In ognuno di loro c'era una frase, una lettera che era stata scritta solo per me. Sono stati la vita seconda, che insegna a correggere il passato, a dargli una presenza di spirito che allora non ebbe, a dargli un'altra possibilità. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per quanto fosse deludente o presuntuoso l'ho seguito fino all'ultima linea. Perchè è stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava. Ho girato il foglio sempre alla svelta per proseguire da quel primo rigo, in alto a sinistra. Questo mi mancherà del mondo, mi mancherà più di te, delle tue cure e delle notti di bridge con cui mi hai fatto uscire dal dolore delle ossa. I libri sono un carattere ereditario e credo di avertelo trasmesso. Non li ami come me, sei esigente, cerchi tra essi le pagine che restano incise nella memoria, infilzate come farfalle. Ma non dire che le altre, le dimenticate, sono da non leggere. Molto è portato via dal caso, quello che resta è appunto solo questo, un resto che non dimostra e non sostituisce niente di quello che si è perduto. Ami le pagine assolute, le necessarie, al riparo dei gusti. Ma i libri siamo noi, gente che si ammala, si sfilaccia, ingiallisce e viene dimenticata. Sono a immagine della nostra vita. Ama un poco anche i libri del tuo tempo, ama un poco i tuoi anni che sono quelli che passano e non quelli che ti restano."
"Non ci riesco. Mi irrita nei contemporanei quello che apprezzo negli antichi, la leggerezza che fa da spinta al leggere, Ho un quaderno su cui ricopio le frasi che mi hanno fatto scattare, che mi hanno fatto voltare indietro e forzare le cose risapute da una diversa breccia. Le pagine che cerco hanno questo effetto: un paio di occhiali giusti sul naso di un bambino che fino a quel momento non aveva mai saputo di essere miope. Allora si accorge degli occhi del suo cane, dell'artiglio del gatto, della gola tesa del gallo che grida. Di frase in frase il quaderno cresce e contiene non i libri, ma la felicità incontrata. Così divento contemporaneo delle pagine amate e non dei miei anni".
"Lo credi ma non è così. Si può stare solo nel tempo assegnato e la tua antologia deve aiutare ad abitarlo [...] Uno solo di noi fu il primo, ma tutti potremmo essere gli ultimi. Poi si arriva a questa sala d'attesa, attaccati a un impianto a goccia nelle vene, e ci si aggiusta al rango di penultimi. Perciò ti dico di amare un poco di più il tuo tempo, perchè potrebbe essere quello del Messia. Allora uscendo di casa al mattino per andare al cantiere metterai le spalle a nord e vedrai spuntare quel giorno dietro le case, il profilo dei campi, dietro il recinto, a est, in alto a sinistra".

E. De Luca - In alto a sinistra

domenica 23 gennaio 2011

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"Non è che ti penso molto, ma spesso ti confronto, amico mio, con le persone che incontro e provo l'impressione penosa che non ti valgano. A volte ti nomino e ti accendo un elogio, come una candela inutile nella luce del giorno. Le frasi che lasciavi per aria, mezze cantate, le ho concluse tutte, però lo stesso mi prende lo sconforto. Eppure non mi manchi tu come corpo d'amore. [...] Qualcosa di te mi ha avvelenato i sensi, ho sempre un po' di febbre."
"Non da questi confronti tra uomini ti viene male, ma dalla distanza dalla persona che eri con me e che non ritrovi ora. Ti aspetti di veder sorgere al mattino dal letto quella donna che faceva sprizzare pietre dure dagli occhi di un uomo. Cerchi la dedizione del suo corpo chino su di te, arco su balcone, cielo su campo. E' la donna capace di questo che non trovi. [...] Tu cerchi in un uomo la disperazione e l'orgoglio, i pugni, i treni, l'inferno facile che hai saputo suscitare. [...] Dove tu passavi, orme d'altre donne sbiadivano. Sapevi dare il niente, misura adatta a chiedere ogni cosa. Non io ti manco, tu ti manchi."
"Forse è così. Forse succede che una donna si interrompa [...], si lasci andare a un amore tranquillo che le offre una stanza in una città lontana. Ma questo non spiega perchè mi fa male il tuo nome, perchè ti sei sparso nei nervi e non perdo occasione, non manco un'allusione perchè qualcosa mi punga. Perchè?"
"Perchè non puoi accontentarti di essere da meno, per un uomo, di quello che sei stata per me." 

E. De Luca - In alto a sinistra

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"Si è stranieri sul posto, proprio dove si è nati. Solo lì è possibile sapere che non esiste terra di ritorno"

E. De Luca - In alto a sinistra

sabato 22 gennaio 2011

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"Ci sono uomini che morendo chiudono dietro di loro un mondo intero. A distanza di anni se ne accetta la perdita solo concedendo che in verità morirono in tempo"

E. De Luca - In alto a sinistra

venerdì 21 gennaio 2011

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"Quando ti viene una nostalgia, non è mancanza, è presenza, è una visita, arrivano persone, paesi, da lontano e ti tengono un poco di compagnia".
Allora don Rafaniè, le volte che mi viene il pensiero di una mancanza la devo chiamare presenza? "Giusto, così ad ogni mancanza dai il benvenuto, le fai un'accoglienza." Così quando sarete volato io non devo sentire la mancanza vostra? "No, dice, quando ti viene di pensare a me io sono presente"

E. De Luca - Montedidio

giovedì 20 gennaio 2011

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Stasera ha detto: "M'importa di te". Pur'io ci tengo, ma non lo so dire così giusto e neanche posso rispondere: pur'io. Così mi sto zitto

Erri De Luca - Montedidio